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Nella vita, meno problemi si hanno meglio si sta. Tuttavia... Tuttavia, il problema è lo strumento fondamentale del progresso umano. Risolvere problemi è ciò che ci induce a conoscere, a scoprire, a superare i nostri limiti. Euclide doveva risolvere un problema, descrivere la realtà che lo circondava, e ha inventato il metodo assiomatico. Turing voleva risolvere l'Entscheidungsproblem di Hilbert (un nome che è tutto un programma!) e ha inventato l'informatica. Perché, quando provi a risolvere un problema, non lo sai dove ti porteranno i tuoi tentativi, magari arriverai a percorrere sentieri insospettabili. Un po' come è successo all'autrice di questo libro, che si proponeva di dissertare su un fraintendimento legato alla natura dell'informatica, nel sapere comune spesso considerata una disciplina tecnica anziché scientifica e che, per risolvere il problema di come affrontare la questione si è trovata catapultata in questo racconto dello strabiliante effetto farfalla che dal frullo d'ali (e che frullo!) di Euclide ha condotto, di problema in problema, allo smartphone sul quale stai cercando la recensione di questo libro. Di racconto serio, anzi serissimo, si tratta, per quel che concerne i contenuti e la loro trattazione, corredato da serie sezioni di approfondimento che arriveranno pressoché al cuore delle questioni. Un racconto che ha però il tono leggero della chiacchierata tra amici. Perché conoscere è più bello se lo si fa divertendosi. Perché l'adamantina bellezza dei mirabolanti risultati conseguiti dagli eroi della nostra storia (Euclide, Gödel, Turing, solo per citarne alcuni) non viene certo scalfita dal tono giocoso col quale saranno raccontati. E perché il linguaggio colloquiale permette di sottolineare i segni profondissimi che nel nostro pensiero e nella realtà che viviamo tali risultati hanno lasciato.